Introduzione al progetto

Ogni paesaggio ha le proprie “impronte sonore” che connotano e contribuiscono, al pari delle altre manifestazioni umane, alla creazione dell’identità locale. I suoni del paesaggio sonoro sono peculiari e inconfondibili, nella misura e secondo le modalità percettive dei singoli e dei gruppi.
Dare voce a tali percezioni significa innescare percorsi di riflessione e di educazione all’ascolto in grado di amplificare un canale sensoriale che la cultura occidentale oggi tende sempre più a emarginare (Rocca, 2013).


Preludio: perché un percorso sui paesaggi sonori?

Sappiamo che, ben prima di nascere, il feto è già in contatto uditivo con l’ambiente esterno e con le voci delle persone che vivono nella cerchia famigliare ed affettiva della mamma.
Il neonato reagisce infatti positivamente sentendo le voci del papà e degli altri famigliari, mentre le voci estranee possono talvolta spaventarlo. La straordinaria sensibilità uditiva sembrerebbe però destinata a passare velocemente in secondo piano a beneficio di altri sensi, primo fra tutti la vista. Per questo motivo, già all’entrata nella scuola dell’infanzia, i bambini necessitano di un “lavoro di recupero” della dimensione uditiva che consenta loro di elaborare gli stimoli acustici (sentire) attraverso un atteggiamento attivo (ascoltare) e una presa di coscienza di ciò che si è sentito e ascoltato (intendere).
Educare all’ascolto significa quindi, in ottica bruneriana (Bruner, 1971), fornire al bambino i mezzi procedurali che gli permettano di padroneggiare ed elaborare l’universo sonoro circostante.
Il lavoro sugli ambienti sonori, vicini all’esperienza quotidiana, diventa quindi tappa irrinunciabile nella costruzione di una “ecologia dell’ascolto” che consente di avvicinarsi in modo attivo e consapevole al mondo dei suoni e dei rumori: un percorso trasversale in cui la dimensione sonora diventa, al contempo, potente mezzo di conoscenza della realtà ambientale globale e occasione di introspezione e di confronto con gli schemi della rappresentazione affettiva, simbolica e intuitiva (sfera emozionale). Questo anche pensando, in prospettiva, all’imminente introduzione del nuovo piano di studio HarmoS.
A partire da questi presupposti abbiamo delineato, in una pubblicazione, un possibile approccio didattico di educazione ai paesaggi sonori. il contributo è rivolto agli insegnanti e ai genitori che intendono porre al centro l’educazione all’ascolto. E’ possibile richiedere il volumetto nella sezione Contatti. I docenti che il prossimo anno intendono lavorare su questi argomenti possono chiedere un’accompagnamento nei percorsi di educazione all’ascolto.

Locarno, marzo 2014 Anna Galassetti, Giovanni Galfetti e Lorena Rocca